L’accrescimento della capacità progettuale allo IUSVE si è fatta comprensibile modus operandi

“Insegnare, gestire, produrre” tre concetti legati alla creatività che rendono le Università luoghi sperimentali sia per la formazione, sia per la realizzazione delle idee in un prodotto di mercato. Questa la nuova via da percorrere, un impegno per far progredire nelle abilità, nel carattere e nelle motivazioni ogni singolo allievo.
Tema affascinante all’interno del mondo Universitario perché annulla di fatto la classica dualità tra docente e studente che devono oggi trovare un'intesa per la comprensione della realtà. E quindi, al di là dei personali risultati da ottenere o delle lauree a cui tendere, la formazione più o meno esatta, più o meno autorevole, più o meno rassicurante, è in questo momento quella che contiene le logiche della produzione definita da un progetto. Aggiungiamo, per avere completezza in questo ragionamento, che le professioni creative si possano sempre ri-definire in un processo logico/operativo, ma nell’immediato saranno gli Atenei che integrano un lavoro psicologico o empatico a supportare in maniera esatta le abilità estetiche dell’allievo.
Su tali premesse ho accettato per la seconda volta di essere componente della giuria al workshop “Le idee non dormono mai” arrivato nel 2013 alla sua quinta edizione, e devo ammettere: l’accrescimento della capacità progettuale allo IUSVE si è fatta comprensibile modus operandi, segno che le competenze e “la visione” necessaria alla realizzazione di un prodotto di comunicazione, possono convivere in una realtà riconosciuta solo ed esclusivamente come formativa.