Camilla Artusato racconta la sua esperienza a Shanghai con IUSVE e USAC

Avete mai desiderato allontanavi dalla routine quotidiana e dalla vostra confort zone andando il più lontano possibile? Ma quanto lontano è il più lontano possibile? Cosa ne dite dell’altra parte del mondo? Sto parlando della Cina e dell’incredibile esperienza che ho potuto intraprendere grazie a IUSVE e USAC.

Una cosa che dovete sapere su di me è che da sempre ho avuto una passione enorme per tutto quello che riguarda viaggiare, fare nuove esperienze e conoscere nuove culture. Quando, visitando il sito dell’università, è apparso il bando di USAC che offriva delle borse di studio per andare a studiare all’estero, sapevo che avrei dovuto partecipare. Ovviamente tra tutte le destinazioni non potevo che scegliere quella più lontana … ed è così che è cominciata la mia avventura a Shanghai.

All’inizio, vi dirò la verità, i dubbi era tanti ma poi, appresa la notizia che ero stata selezionata, c’è stata una sola certezza: ero pronta a partire. Il passaporto, i documenti, il visto, l’areo e dopo “solo” 14 ore ero dall’altra parte del mondo. La cosa che più mi ha sorpreso è che da parte mia non c’è stata nessuna ansia o agitazione: mi sembrava di essere al posto giusto al monumento giusto.

Quando chiedete a qualcuno cosa si ricorda del viaggio in Cina la risposta è sempre la stessa: le masse enormi di cinesi. Ed è sicuramente la prima cosa che ti colpisce. I cinesi sono tanti e se poi ti capita di essere uno straniero, e nel mio caso una ragazza con la pelle pallida, tieniti pronto ad essere sommerso da persone decise a farti foto o video con i telefonini. Trovarsi in mezzo a persone di una lingua diversa e lontana dalla tua può essere un grande problema, ma questo fa parte dell’avventura. Se un giorno mi incontrerete per i corridoi dell’Università sarò lieta di raccontarvi la storia di come sono arrivata la prima notte nel dormitorio del Campus, dovendomi confrontare con un guardiano notturno che ovviamente, non solo non parlava inglese ma nemmeno mandarino. Il solo modo di comunicare con lui era parlare in shanghainese che col mandarino ci azzecca quanto il calabrese con il friulano.

Ma alla fine sono riuscita a fare il check-in ed entrare nella stanza. Quella stanza è stata la mia casa per quasi sei mesi. Il termine casa non è casuale, lo usiamo per definire non solo un luogo fisico ma un posto dove ci si sente bene e si condividono affetti. Quella stanza e tutto il campus, sono stati testimoni di tanti eventi e ricordi, che mi hanno cambiato la vita e che porterò sempre con me.

L’anima della città ed il programma di studi, hanno contribuito a rendere questa esperienza unica, ma quello che davvero mi ha segnato sono le persone che ho conosciuto. Gli studenti del gruppo USAC e gli altri studenti internazionali ma anche persone comuni, sconosciuti con cui ho potuto condividere pensieri che hanno portato ad un confronto di idee costruttivo. Ho stretto amicizie più forti della distanza e della lingua che resistono ancora oggi. Questi incontri sono stati importanti per condividere e unire le nostre diverse culture. Resteranno memorabili tutti gli spaghetti e i tacos party nati spontaneamente in un incontro tra amici.

Tutto parte dalla comunicazione, dal saper e voler comunicare con le persone che ci stanno attorno. Come gli studenti IUSVE saranno stanchi di sentire, “non si può non comunicare” ed è vero anche se le barriere linguistiche sono difficili da superare.

Non avrei mai pensato che come nuova lingua avrei studiato il cinese, ma grazie al corso offertomi all’ interno del programma, ho potuto comprendere meglio questa cultura e anche apprezzarne la lingua nella sua complessità.

Nonostante Shanghai sia considerata al giorno d’oggi una delle città più internazionali, solo una piccola parte della popolazione è in grado di parlare inglese. Sapere qualche parola in lingua locale era quindi essenziale per poter sopravvivere. Io e i miei compagni di avventura, abbiamo scoperto con stupore, che dopo solo un mese riuscivamo ad ordinare il cibo da soli o eravamo in grado di chiamare un taxi.

Un altro aspetto che mi ha sorpreso è il clima di fermento e operatività che si respira all’ interno della città. Shanghai è grande, caotica ma soprattutto bella. Si tratta di un universo in rapida espansione. Accoglie e sfrutta ogni disponibile possibilità di crescita per garantirsi una posizione nei mercati non solo locali ma soprattutto internazionali. Abbiamo avuto l’occasione di visitare il Bond, una zona adiacente al porto che ospita tutti i principali uffici delle multinazionali, considerato il centro economico della città. I corsi che ho avuto la possibilità di frequentare, mi sono stati d’aiuto per comprendere questa realtà in via di sviluppo e puntare il focus su come funziona il mercato orientale.

In queste poche righe non posso spiegare e descrivere tutte le cose che ho imparato e i posti che ho visto. Ma posso lasciarvi questo mio pensiero: “non abbiate paura di partire anche se la meta è lontana, ogni viaggio ti permette di crescere”. Questa esperienza mi ha dato l’opportunità di cogliere una prospettiva diversa, aprendo il sipario su una parte del mondo che non avevo ancora considerato ma soprattutto mi ha permesso di conoscere una me diversa.

Io vi consiglio di lasciarvi coinvolgere, se siete disposti ad investire il vostro tempo sarete ricompensati. Non esitate, cogliete al volo tutte le opportunità che la vita vi offre.
Auguro a tutti di vivere un’avventura simile perché è un’occasione unica!

Grazie a IUSVE, ad USAC e a tutti coloro che ho conosciuto, hanno reso questo viaggio speciale, lo porterò sempre con me come ricordo indelebile.