
Giulia racconta la passata esperienza a Florianopolis con IUSVE e USAC
Andare a vivere in un altro Paese significa dover ricominciare tutto da capo: ambientarsi in una casa nuova, rivivere il sentimento da ‘’primo giorno di scuola’’, iniziare da zero nuove amicizie e via dicendo. Ma partiamo dal principio.
Mai mi sarei immaginata di passare un periodo così lungo (circa quattro mesi) in uno dei Paesi più esotici e ricchi di cultura al mondo: il Brasile. Quando l’ho visto tra le altre mete, non ho esitato un istante: pur non conoscendo una sola parola di portoghese, questo posto mi attirava. Non è semplice spiegare questo tipo di attrazione, soprattutto in risposta alla domanda: ‘Come mai hai scelto proprio questo Paese?’, forse la domanda che mi è stata posta di più negli ultimi mesi, sia qua in Italia che in Brasile. Dopo le prime settimane di ambientazione, il mio amore ed interesse per questo posto non hanno fatto che crescere, gradualmente, continuando fino ad ora.
È difficile descrivere la straordinaria combinazione che ho trovato a Florianopolis, la città/isola che mi ha adottata per quattro mesi: una natura incontaminata e paesaggi mozzafiato che circondano una città in rapidissima crescita, con un’impressionante fioritura di startups e opportunità innovative nei nuovi ambiti lavorativi, il tutto intriso di una forte e variegata cultura, che trova le sue radici sia in Europa che in Africa. Venendo da un Paese con una cultura antica e unica come la nostra, è stato fantastico imbattersi in una cultura altrettanto forte e diversa, che necessita di tempo e passione per essere compresa.
Ciò è avvenuto anche grazie alla famiglia brasiliana vicino alla quale vivevo, che mi ha accolta come una figlia, alle dritte di Renato (il direttore del programma USAC Florianopolis), alle escursioni di gruppo e soprattutto alle lezioni di portoghese. Dico “soprattutto” perché parlare con la gente del posto nella loro lingua, o anche solo provarci, crea fin da subito un contatto speciale, che porta in seguito ad amicizie e legami ancora più speciali; per non parlare del fatto che è una lingua stupenda e piena di particolarità.
Anche l’Universidade Federal de Santa Catarina (UFSC) ha avuto un ruolo magico per me: un campus immerso nel verde che ospita la bellezza di 35 mila studenti (molto diverso dal mio familiare e accogliente Campus di Verona), completo di ospedale e ristorante universitario, eventi culturali, attività extracurriculari di ogni tipo, fiere ecc.
L’insieme di questi fattori e molti altri, che per essere raccontati tutti occuperebbero pagine e pagine, mi ha permesso di crescere a livello personale e culturale, ma soprattutto ampliare la mia visione e prendere innumerevoli spunti e ispirazioni, che porterò con me e potrò utilizzare non solo durante il mio percorso di studi nell’ambito della comunicazione grafica, ma anche un domani, a livello professionale.
Quest’esperienza, forse la più bella finora, si è già aggiudicata un posto fisso nel mio cuore, e per questo ringrazio tutti quelli che l’hanno resa possibile fin dall'inizio: il team di USAC Verona (composto da Irene, Anna e Anna), la dott.ssa Emilia Brovero, la borsa di studio sovvenzionata dalla Fondazione Deutsche Post-Stiftung e l’ufficio che ne ha seguito l’erogazione e l’organizzazione del viaggio, il team di USAC Florianopolis e tutte le fantastiche persone provenienti da tutto il mondo che ho avuto la fortuna di incontrare.
Per finire la mia famiglia che mi ha sempre sostenuta nonostante le difficoltà e disavventure -sì, perché un viaggio non è tutto ‘’rose e fiori’’- per citarne alcune: ho perso un aereo, sono finita al pronto soccorso, il mio telefono è finito in mare e mi è stato rubato uno zaino contenente di tutto e di più, e molte altre. Ma nonostante tutto ciò, rivivrei tutto senza cambiare niente.
(Agosto-Dicembre 2019)
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