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Eccovi gli studenti che si sono laureati nella nostra università con il massimo dei voti nel Corso di laurea di Licenza/Laurea Magistrale in Web marketing & digital communication - Creatività e design della comunicazione - Comunicazione integrata e Design.

L'infosfera cambia forma: fake news, analfabetismo funzionale e debunking. Modelli e strumenti per un corretto servizio pubblico

Studente: Eleonora Lolli
Titolo tesiL'infosfera cambia forma: fake news, analfabetismo funzionale e debunking. Modelli e strumenti per un corretto servizio pubblico
Docente relatore: Prof.ssa Ginevra Fidora
Docente controrelatore: Prof. Giovanni Vannini
Presidente commissione di tesi: Prof. Nicolò Cappelletti
Data discussione tesi: 10 marzo 2020
Laurea Magistrale Internazionale in: Web Marketing & Digital communication

Com’è cambiata l’informazione pubblica dopo l’avvento del Web 2.0? Quali sono i meccanismi tecnologici che portano alla diffusione di notizie false? Perché molti contribuiscono, consapevolmente o meno, alla circolazione di fake news? Un corretto servizio pubblico in rete è ancora possibile? Questa ricerca alterna un esame critico della letteratura esistente all’analisi empirica di esempi sul web per fornire un quadro descrittivo quanto più completo dell’ampia questione delle fake news, contestualizzandolo nell’ecosistema sociale, tecnologico e comunicativo. L’infosfera è cambiata profondamente negli ultimi anni grazie all’avvento di internet e del Web 2.0 e i social media hanno mutato in maniera radicale la produzione ed il consumo di news. Verrà fornita una descrizione del lettore 2.0, con particolare riguardo verso le disparità materiali e cognitive di accesso ai contenuti in rete, definite come digital divide. Il disordine informativo si inserisce in una condizione socio-culturale che molti hanno definito come era della post-verità, caratterizzata da una generale perdita di fiducia nei gatekeepers tradizionali dell’informazione, e in cui le emozioni sembrano aver assunto un ruolo più importante dei fatti oggettivi. Il termine ombrello “fake news” è stato analizzato e tassonomizzato, prima di mostrare le potenzialità e i limiti del fact-checking, una pratica essenziale ma non sufficiente ad imporsi come soluzione. Attraverso l’analisi di una testata digitale italiana di recente costituzione, il Post, si è voluto dimostrare che un’informazione etica e sostenibile dal punto di vista economico che sfrutta le potenzialità della rete può esistere. La creazione di una cultura condivisa su questi temi potrà responsabilizzare i lettori a fare la propria parte nella lotta alla disinformazione.

How did public information change after Web 2.0 entered our lives? What are the technological mechanisms that undergo the spread of fake news? Why many people contribute to the viralization of fake news? A fair public information is still possible? This research interlaces a critical review of the existing literature to an empirical analysis of examples coming from the web. The descriptive framework of the complex issue of fake news is contextualized in a social, technological and communicative environment. The infosphere has deeply changed in the past few years, thanks to Internet and the Web 2.0. Social media remodeled in a radical way the information production and consumption. A description of the reader 2.0 will be provided, with a special focus on the material and cognitive disparities in the information access on the web, known as digital divide. The information disorder takes place in a socio-cultural environment that many defined as post-truth era. This epoch seems to be characterized by a collective loss of trust in the traditional information gatekeepers and a growing importance of emotions over objective facts. The wide “umbrella-term” fake news has been analyzed and given taxonomy. Fact-checking has shown to be an essential practice, yet not sufficient to be the definitive solution to the problem. The analysis of an Italian recently established online media outlet, Il Post, was intended to be the demonstration that an ethical and economically sustainable information is still possible online. The creation of a shared culture on these issues will be able to empower the readers in fighting the information disorder.

Il crowdfunding come scelta di marketing nell'industria dell'intrattenimento: il caso Infinity LAB

Studente: Alice Villa
Titolo tesiIl crowdfunding come scelta di marketing nell'industria dell'intrattenimento: il caso Infinity LAB
Docente relatore: Prof. Giovanni Vannini
Docente controrelatore: Prof. Vittorio Montieri
Presidente commissione di tesi: Prof. Nicolò Cappelletti
Data discussione tesi: 10 marzo 2020
Laurea Magistrale Internazionale inWeb Marketing & Digital communication

Il crowdfunding è un fenomeno figlio del Web 2.0 che sta acquisendo sempre più importanza nel contesto socio-economico odierno. Nell’ottica di una maggiore condivisione e collaborazione, le piattaforme di crowdfunding permettono di contribuire unitamente allo sviluppo di un progetto. In un mondo sempre più competitivo e veloce, le aziende che sanno cogliere le potenzialità del fenomeno e che sono in grado di integrarle ai propri piani di marketing ottengono un grande vantaggio competitivo. Questo progetto di tesi ha lo scopo di analizzare la relazione tra il crowdfunding e il marketing aziendale: con particolare riferimento al settore dell’intrattenimento, sono analizzati vantaggi e rischi dell’integrazione del crowdfunding come leva per le 4P del marketing mix. Attraverso un’analisi approfondita della letteratura a disposizione in merito a quello che si può definire un rapporto virtuoso, vengono messe in rilievo le evidenze emerse con l’osservazione del case study Infinity LAB. Attraverso quest’ultimo, il presente elaborato intende sottolineare come, e con quali modalità, anche un’azienda leader nel suo settore possa integrare il finanziamento collettivo nelle proprie attività di marketing, proponendo possibili sviluppi futuri di un progetto ancora embrionale.

Crowdfunding is an emerging phenomenon born thanks to Web 2.0: it is increasingly gaining relevance in today’s socio-economic context. Considering the constantly growing importance of sharing and collaboration underlying these dynamics, crowdfunding platforms allow users to jointly contribute to the development of different projects. In a fast-changing and challenging scenario, firms that are able to seize the opportunities caused by this phenomenon and capable of integrating them with marketing plans gain great competitive advantage. The aim of this thesis is to examine the correlation between crowdfunding and marketing strategy: considering the entertainment industry, advantages and risks due to the integration of crowdfunding to the marketing mix are here analyzed. Through an in-depth study of the academic literature about this virtuous relationship, highlights are compared with a specific case study, Infinity LAB. Thanks to the latter, this paper underlines how, and in which ways, leading firms can connect crowdfunding with marketing activities, and how this embryonic project can evolve in the future.

Risvolti etici nelle mostre di arte contemporanea: l’allestimento degli spazi espositivi come portatore di un messaggio di valore e di un cambiamento interiore nello spettatore

Studente: Francesca Osetto
Titolo tesiRisvolti etici nelle mostre di arte contemporanea: l’allestimento degli spazi espositivi come portatore di un messaggio di valore e di un cambiamento interiore nello spettatore
Docente relatore: Prof. Simone Azzoni
Docente controrelatore: Prof.ssa Maddalena Mometti
Presidente commissione di tesi: Prof. Cosimo Marco Scarcelli
Data discussione tesi: 10 marzo 2020
Laurea Magistrale Internazionale inCreatività e design della comunicazione

L’arte, per me, è l’espressione più sensibile e integrale del pensiero umano. Un progetto artistico trova, a mio avviso, pieno compimento, dialogo e relazione nell'allestimento che lo valorizza. Ciò che più conta in una mostra d’arte non è solo quello che viene esposto, ma come il pubblico possa poi servirsi dell’esperienza, per guardare la realtà quotidiana con punti di vista più ampi e con nuovi strumenti interpretativi. Allestire una mostra d’arte per me significa portare alla luce ciò che è nascosto: aletheia, è così che i greci chiamavano la verità. Ecco che la sala della mostra è come una tela bianca sulla quale dipingere la rappresentazione, un palcoscenico sul quale scolpire la storia. C’è bisogno di un pensiero che tenga insieme il tutto perché se ciascuna delle opere ha un valore autonomo, tutte insieme formano qualcosa di universalizzabile. Importante quindi è il messaggio e che esso emerga dal concetto espositivo in tutto il suo valore etico. Ho voluto approfondire, in questa mia tesi, l’importanza che può avere l’allestimento di una esposizione artistica quando si fa portatore, nella sua forma scenica, di un messaggio etico. A partire dalla mostra Rothko in Lampedusa, tenutasi a Venezia nel 2019, per la quale ho avuto modo di seguire gli aspetti organizzativi durante il mio tirocinio curriculare, ho ricercato altri progetti allestitivi improntati non solo alla sensibilizzazione su guerre, conflitti e conseguenti migrazioni di massa, ma più in generale alla trasformazione della società, al singolo individuo, alla giustizia e all’ambiente. La migliore filosofia ha sempre sostenuto che il punto più elevato e più compiuto della ragione sia il meravigliarsi: “la vera arte è dove nessuno se lo aspetta, dove nessuno ci pensa, né pronuncia il suo nome. L’arte è soprattutto visione” (Jean Dubuffet). Inizierò pertanto la mia tesi delineando una cornice teorica relativa al rapporto tra arte ed estetica e al rapporto tra bello e buono (kalòs kai agathòs), come ipotesi su cui argomentare le successive riflessioni. La “forma bella”, l’estetica dell’immagine e l’innovazione che racchiude trasportano la visione del mondo e la rendono intelligibile, penetrante, simbolica. L’arte diventa strumento potente per cambiare il punto di vista, per spingerci a una riflessione che altrimenti non faremmo. Traccerò poi un excursus storico riguardo il rapporto tra arte ed etica. Infatti, per la crescita culturale e consapevole della società l’esperienza artistica deve stimolare la ragione e aprire le porte all’intuizione, al sesto senso e alla spiritualità, consentendoci di elaborare il processo scientifico di conoscenza e di coscienza. Nel secondo capitolo mi concentrerò sulla figura dell’artista, anch’essa in rapporto all’etica. Il suo “fare arte” diviene una questione di interesse collettivo, di generazione di senso (non solo estetico), che trova nel coinvolgimento e nella partecipazione del pubblico il suo momento di massima realizzazione. Arriverò a considerare poi, nel terzo capitolo, il confine etico nell’arte, con il concetto di “Perturbante” freudiano, termine utilizzato “per esprimere in ambito estetico una particolare attitudine del sentimento più generico della paura, che si sviluppa quando una cosa (o una persona, un'impressione, un fatto, una situazione) viene avvertita come familiare ed estranea allo stesso tempo cagionando generica angoscia unita ad una spiacevole sensazione di confusione ed estraneità”. Affronterò quindi una riflessione sul confine che l’arte travalica quando il suo essere scandalosa è fine a se stesso; allestimenti irriverenti, esagerati, dissacranti, dove il mezzo espressivo coincide con ciò che è genericamente angoscioso. A seguire, nel quarto capitolo, una panoramica sui modi della visione dell'opera attraverso la storia e l’evoluzione delle esposizioni, per comunicare - usando le parole di George Bernard Shaw - che “si usa uno specchio di vetro per guardare il viso e si usano le opere d’arte per guardare la propria anima”. Il tutto per arrivare a Venezia, città dei ponti, che mi è sembrata il luogo ideale per i miei casi studio: - Arteologia, l'arte etica in dialogo fra passato e futuro; - Rothko in Lampedusa; - May You Live in Interesting Times, Biennale Arte 2019. Venezia infatti si trova costantemente ad allestire esposizioni in cui le collezioni non possono operare disgiuntamente dallo spazio in cui sono inserite e attraverso il quale sono immesse in quella fitta trama di relazioni storiche, culturali e artistiche che caratterizzano la città: una condizione di ricorrente alternanza tra la messa in scena della memoria storica e l’attivazione di un dialogo contemporaneo. Proprio la mostra Arteologia, l'arte etica in dialogo fra passato e futuro, tenutasi al Museo Archeologico di Venezia nel 2018, si è interrogata sul significato dell'arte come generatrice di segni recuperabili nel futuro. Opere contemporanee in dialogo con il passato, attraverso le produzioni, tra gli altri, di Michelangelo Pistoletto, Julia Bornefeld, Gianfranco Gentile, Matteo Mezzadri, Marica Moro, dei quali illustrerò il manifesto etico e la volontà di agire attraverso le loro opere.Etico quindi è da una parte assumersi la responsabilità del proprio operato nei confronti della società e dall'altra l'impegno di attivare insieme agli altri processi di trasformazione virtuosa. Un processo incarnato anche dalla mostra Rothko in Lampedusa, nella quale otto artisti affermati, che hanno vissuto la condizione di rifugiati o che di tale condizione hanno fatto oggetto della loro ricerca artistica, erano posti in dialogo con cinque artisti attualmente nella situazione di rifugiati. Il dialogo quindi come fondamento etico per allestimenti che si indirizzano verso il riscontro sociale, civile, piuttosto che lo spettacolo e la bizzarria compositiva. Ancora a Venezia, la Biennale Arte del 2019 mi ha incuriosita per quanto, fino alla sua apertura, ha lasciato trapelare il curatore Ralph Rugoff: “forse l'arte può offrire una guida che ci aiuti a vivere e pensare in questi ‘tempi interessanti’. Questa Biennale evidenza un approccio generale al fare arte e una visione della funzione sociale dell'arte che includa sia il piacere che il pensiero critico. La Mostra, concentrata sul lavoro di artisti che mettono in discussione le categorie di pensiero esistenti, ci apre a una nuova lettura di oggetti e immagini, gesti e situazioni… Il lavoro di questi artisti, animato da curiosità sconfinata e intelligenza di spirito, ci spinge a guardare con sospetto a tutte le categorie, i concetti e le soggettività che sono dati per indiscutibili. Ci invita a considerare alternative e punti di vista sconosciuti, e a capire che “l’ordine” è ormai diventato presenza simultanea di diversi ordini.” L’arte dunque assume il ruolo di veicolo di trasformazione. È necessario che l’artista, grazie all’esposizione delle sue opere, metta il suo talento e sensibilità al servizio degli altri, per aprire finestre dove la visione comune non arriva, scuotere dall’anima delle persone la polvere che si accumula nella quotidianità.

For me, art is the most sensitive and integral expression of human thought. In my opinion, an artistic project finds full fulfillment, dialogue and relationship in the setting that enhances it. What matters most in an art exhibition is not only what is exhibited, but how the public can then use the experience, to look at everyday life with wider points of view and with new interpretative tools. For me, setting up an art exhibition means bringing to light what is hidden: “aletheia”, this is what the Greeks called the truth. Here the exhibition hall is like a blank canvas on which to paint the representation, a stage on which to sculpt history. There is a need for a thought that holds everything together because if each of the works has an autonomous value, all together form something universalizable. So the message is important and that it emerges from the exhibition concept in all its ethical value. In this thesis of mine, I wanted to deepen the importance that the setting up of an artistic exhibition can have when it is the bearer, in its stage form, of an ethical message. Starting from Rothko in Lampedusa exhibition, held in Venice in 2019, for which I had the opportunity to follow the organizational aspects during my curricular internship, I researched other exhibition projects based not only on raising awareness about wars, conflicts and consequent mass migrations , but more generally to the transformation of society, the individual, justice and the environment. The best philosophy has always maintained that the highest and most accomplished point of reason is wonder: “true art is where no one expects it, where no one thinks about it, nor does it pronounce its name. Art is above all vision "(Jean Dubuffet). I will therefore begin my thesis by outlining a theoretical framework relating to the relationship between art and aesthetics and the relationship between beauty and goodness (“kalòs kai agathòs”), as hypothesis on which to argue subsequent reflections. The "beautiful shape", the aesthetics of the image and the innovation it contains carry the world view and make it intelligible, penetrating, symbolic. Art becomes a powerful tool to change the point of view, to push us to a reflection that we would not otherwise do. I will then trace a historical excursus regarding the relationship between art and ethics. In fact, for the cultural and conscious growth of society, artistic experience must stimulate reason and open the doors to intuition, sixth sense and spirituality, allowing us to elaborate the scientific process of knowledge and conscience.In the second chapter I will focus on the figure of the artist, also in relation to ethics. His "making art" becomes a matter of collective interest, of generation of meaning (not only aesthetic), which finds its moment of maximum realization in the involvement and participation of the public. I will then consider, in the third chapter, the ethical boundary in art, with the concept of Freudian "uncanny", a term used "to express in the aesthetic field a particular attitude of the more generic feeling of fear, which develops when a thing (or a person, an impression, a fact, a situation) is perceived as familiar and extraneous at the same time causing generic anguish combined with an unpleasant sensation of confusion and extraneousness". I will therefore face a reflection on the border that art goes beyond when its being scandalous is an end in itself; irreverent, exaggerated, irreverent displays, where the medium of expression coincides with what is generally anguished. Following, in the fourth chapter, an overview of the ways of viewing the work through the history and evolution of the exhibitions, to communicate - using the words of George Bernard Shaw - that “a glass mirror is used to look at the face and works of art are used to look at one's soul”. All this to get to Venice, city of bridges, which seemed to me the ideal place for my case studies: - Arteology, ethical art in dialogue between past and future; - Rothko in Lampedusa; - May You Live in Interesting Times, Art Biennale 2019. Venice in fact constantly finds itself setting up exhibitions in which the collections cannot operate separately from the space in which they are inserted and through which they are placed in that dense network of historical, cultural and artistic relationships that characterize the city: a condition of recurring alternation between the staging of historical memory and the activation of a contemporary dialogue. Precisely the exhibition Arteologia, ethical art in dialogue between past and future, held at the Archaeological Museum of Venice in 2018, questioned the meaning of art as a generator of signs recoverable in the future. Contemporary works in dialogue with the past, through the productions, among others, of Michelangelo Pistoletto, Julia Bornefeld, Gianfranco Gentile, Matteo Mezzadri, Marica Moro, of which I will illustrate the ethical manifesto and the will to act through their works. So it is ethical on the one hand to take responsibility for one's own work towards society and on the other the commitment to activate together with the other virtuous transformation processes. A process also embodied in the Rothko exhibition in Lampedusa, in which eight established artists, who lived the refugee condition or who have been the object of their artistic research, were placed in dialogue with five artists currently in the refugee situation. Dialogue therefore as an ethical foundation for installations that are geared towards social, civil feedback, rather than spectacle and the bizarre composition. Still in Venice, the 2019 Art Biennale intrigued me as far as, until its opening, it let leak the curator Ralph Rugoff: "perhaps art can offer a guide that will help us live and think in these 'interesting times'. This Biennale highlights a general approach to making art and a vision of the social function of art that includes both pleasure and critical thinking. The exhibition, focused on the work of artists who question existing categories of thought, opens us up to a new reading of objects and images, gestures and situations ... The work of these artists, animated by boundless curiosity and intelligence of spirit, drives us to look suspiciously at all the categories, concepts and subjectivities that are given for indisputable. He invites us to consider unknown alternatives and points of view, and to understand that "order" has now become the simultaneous presence of different orders. " Art therefore assumes the role of vehicle for transformation. Thanks to the exhibition of his works, the artist must put his talent and sensitivity at the service of others, to open windows where the common vision does not arrive, to shake the dust that accumulates in everyday life from the soul of people.


Studio sulle trasformazioni ed i significati della cartolina come oggetto di ricordo e dell'identità tra arte e comunicazione visiva

StudenteStella De Dominici 
Titolo tesiStudio sulle trasformazioni ed i significati della cartolina come oggetto di ricordo e dell'identità tra arte e comunicazione visiva
Docente relatore: Prof. Simone Azzoni
Docente controrelatore: Prof.ssa Maddalena Mometti
Presidente commissione di tesi: Prof. Cosimo Marco Scarcelli
Data discussione tesi: 10 marzo 2020
Laurea Magistrale Internazionale inCreatività e design della comunicazione

L'idea di tesi nasce dall'interesse personale rispetto alle cartoline, un mezzo di comunicazione ormai in disuso, al giorno d'oggi sostituito dall'utilizzo dei social network. Guardando la mia personale collezione di cartoline, recuperate da viaggi, inviate da amici, o trovate nei mercati dell'antiquariato, ho iniziato a riflettere sul valore di quest'oggetto, e sul suo significato più profondo, come oggetto-ricordo di esperienze e di luoghi. Cos'è la cartolina se non il frammento di un luogo che entra a far parte dell'immaginario collettivo? Non solo una fotografia, ma un oggetto fisico, reale, ricco di simboli e significati. Cos'è la cartolina se non uno strumento con il quale autentichiamo la nostra esistenza? La nostra identità impressa su un cartoncino 16x11 cm comprato in qualche negozio di souvenir. La tesi si propone di indagare non solo la storia dell'oggetto come mezzo di comunicazione, ma, più approfonditamente, si propone di fare un'indagine sul paesaggio rispetto al tema del frammento, della sua estetica ed della sua percezione, oltre che al ruolo che esso può ancora avere, ragionando in termini artistici attraverso alcuni casi studio. Essi saranno un valido contributo alla ricerca che nasce dall'esigenza personale di approfondire la conoscenza di un medium che al giorno d'oggi viene dimenticato in favore di altre forme di comunicazione, ma che rimane un esempio di come per decenni sia stato fonte di ispirazione per artisti, grafici, oltre che un oggetto capace di consolidare le relazioni tra le persone attraverso il suo particolare linguaggio.

The thesis idea was born out of personal interest in regards to postcards, a means of communication that is no longer in use, nowadays replaced by the use of social networks. Looking at my personal collection of postcards, collected from travels, and sent by friends, or found on antiques markets, I began to consider the value of this object, and its deeper meaning, as a remembrance object of experiences and places. What is the postcard if not the fragment of a place that become a part of the collective imagination? Not just a photograph, but a physical, real object, full of symbols and meanings. What is a postcard if not an instrument with which we authenticate our existence? Our identity imprinted on a 16x11 cm card bought in some souvenir shop. The thesis aims to investigate not only the history of this a means of communication, but, more in depth, it aims to make an investigation of the landscape in respect to the theme of the fragment, its aesthetics and its perception, as well as the role it can still have, reasoning in artistic terms through some case studies. They will be a valid contribution to the research that arises from the personal need to deepen the knowledge of a medium that is nowadays forgotten in favor of other forms of communication, but which remains an example of how it has been a source of inspiration for decades for artists, graphic designers, as well as an object capable of consolidating relationships between people through its particular language.

La natura sociale della sostenibilità: dalla filosofia Zero Waste, all'integrazione dell'etica ambientale come valore strategico

Studente: Valentina Riello
Titolo tesiLa natura sociale della sostenibilità: dalla filosofia Zero Waste, all'integrazione dell'etica ambientale come valore strategico.
Docente relatore: Prof. Giovanni Vannini
Docente controrelatore: Prof. Vittorio Montieri
Presidente commissione di tesi: Prof. Nicolò Cappelletti
Data discussione tesi: 10 marzo 2020
Laurea Magistrale Internazionale inWeb Marketing & Digital communication

Negli ultimi anni l’etica ambientale ha iniziato a cambiare i paradigmi del mercato. Insieme, imprese e persone devono uscire dalla propria comfort zone e rivoluzionare il rapporto con i beni di consumo grazie ad una visione rivolta al futuro e ad una profonda consapevolezza etica. Ogni persona può fare la differenza, perché l’empowered consumer, in primis cittadino, può decretare con le sue scelte il successo o il fallimento delle aziende a seconda dei suoi ideali. In questo scenario i social network sono fondamentali: permettono alle persone di informarsi, di sviluppare un'opinione, di rafforzare le proprie scelte, ma soprattutto, i social network sono uno spazio in cui fare advocacy. Come azienda è vitale integrare tali valori condivisi e orientare i processi produttivi e il marketing mix verso un approccio ad ecologia integrale, reso possibile dall’innovazione tecnologica e dai touchpoint digitali che il nuovo consumatore incontra durante la sua journey.

Environmental ethics has recently started to change market’s paradigms. The point is that businesses and people must get out of their confort zone and try to reset the relationship with consumer goods. This can be possible introducing a long term vision and a deep awareness on what is ethically right. In fact, each person can make the difference, because the empowered consumer, who is first of all a citizen, can determine with his choices the success or failure of companies according to his ideals. In this scenario, social networks are fundamental: they allow people to get informed, to develop an opinion, to strengthen their choices, but specially, social networks perfect place for advocacy. Companies need to integrate these shared values. Morover, they have to develop the production processes and the marketing mix towards an integral ecological approach, made possible by technological innovation and digital touchpoints that the new consumer encounters during his journey.

Responsabilità 4.0: Sustainable Development Goals e social per una reale integrazione "eco" e sostenibile a vantaggio della competitività

Studente: Ines Mezzanotte
Titolo tesiResponsabilità 4.0: Sustainable Development Goals e social per una reale integrazione "eco" e sostenibile a vantaggio della competitività
Docente relatore: Prof. Giovanni Vannini
Docente controrelatore: Prof. Valerio Mariani
Presidente commissione di tesi: Prof. Nicolò Cappelletti
Data discussione tesi: 10 marzo 2020
Laurea Magistrale Internazionale inWeb Marketing & Digital communication

L’interferenza visiva del vuoto contro il pieno del consumismo in un progetto di comunicazione visiva site-specific di rigenerazione degli spazi urbani: Street Project Treviso

Studente: Denise Biscaro
Titolo tesiL’interferenza visiva del vuoto contro il pieno del consumismo in un progetto di comunicazione visiva site-specific di rigenerazione degli spazi urbani: Street Project Treviso
Docente relatore: Prof. Simone Azzoni
Docente controrelatore: Prof. Paolo Schianchi
Presidente commissione di tesi: Prof. Cosimo Marco Scarcelli
Data discussione tesi: 10 marzo 2020
Laurea Magistrale Internazionale inCreatività e design della comunicazione

‘L’interferenza visiva del vuoto contro il pieno del consumismo in un progetto di comunicazione visiva site-specific di rigenerazione degli spazi urbani: Street Project Treviso’ nasce dalla volontà di raccontare come la frenesia, che scandisce il ritmo del vivere quotidiano, ci renda spesso ciechi, indifferenti e assuefatti davanti alle numerose immagini e comunicazioni pubblicitarie che sovrastano, in particolare, lo spazio urbano, determinando un forte inquinamento visivo del paesaggio. Gli studi storici, artistici e progettuali, le best practice, la teoria e le analisi di ciò che la storia dell’arte e il design hanno prodotto riguardo la rivoluzione e l’utilizzo della dimensione urbana, soprattutto per quanto riguarda i luoghi adibiti alla pubblicità, mi hanno fornito riflessioni utili e mi hanno portato all’elaborare un mio punto di vista, per progettare e realizzare un’azione pratica di site-specific, che si terrà nella e per la città di Treviso. L’obiettivo è creare uno ‘Street Project’ che dialoghi con i passanti e che generi una rigenerazione, democratizzazione e riappropriazione di quegli spazi pubblici invasi dal sistema consumistico e dal monopolio della pubblicità, attivando un cambio di percezione e un nuovo modo di vedere il mondo che ci circonda, generando buone pratiche e le condizioni per una interattività etica. Questo ‘Street Project’ vuole essere pretesto per suggerire una presa di coscienza collettiva rispetto alla superficialità con cui abitiamo e guardiamo la realtà urbana attorno a noi.

‘The visual interference of the empty space against the overflowing consumerism in a project of site-specific visual communication of city renewal: Treviso Street Project’ was born out the desire to tell how the hustle of our daily life make us blind and unenthusiastic, and we get used to the copious amount of images and advertisements that loom the city, bring about a huge visual pollution of the landscape. The historical, artistic and planning investigation, the best practice, the theories and the analysis of transformation and the use of the urban space that history of art and design have produced, especially the use of space for advertisements, brought me to serious considerations and helped me to develop my own perspective, in order to plan and realize an sitespecific action in the city and for the city of Treviso. My aim is to create a ‘Street Project’ that talks with the passers-by and generates a renewal, democratizes and takes back those public spaces invaded by the consumerist system and the publicity monopoly, activating a change of perception and a new point of view on the surrounding world, generating good actions and conditions for an ethic interaction. This ‘Street Project’ is meant to be an opportunity to suggest one collective awareness of the superficiality with which we live and look the surrounding reality.

Il valore del “Good Design” nella comunicazione visiva contemporanea. Un progetto di packaging restyling ispirato ai principi del design funzionale per Fiorital s.p.a.

Studente: Marica Romeo
Titolo tesiIl valore del “Good Design” nella comunicazione visiva contemporanea. Un progetto di packaging restyling ispirato ai principi del design funzionale per Fiorital s.p.a.
Docente relatore: Prof.ssa Chiara Marin
Docente controrelatore: Prof.ssa Maddalena Mometti
Presidente commissione di tesi: Prof. Nicolò Cappelletti
Data discussione tesi: 9 gennaio 2020
Laurea Magistrale Internazionale inCreatività e design della comunicazione

La trattazione si è posta l’obiettivo di indagare, storicamente e da un punto di vista progettuale, il significato di Good Design, chiarendo le valenze della dicitura “design funzionale” nell’ambito della progettazione visiva e nel packaging, con particolare riguardo per il settore della GDO, che lo stato dell’arte mostra non essere finora stato oggetto di specifica attenzione. Considerata la centralità dell’imperativo estetico nell’epoca attuale, si è ritenuto essenziale verificare se, così come nell’arte pura o nell’alto artigianato, anche nel visual design destinato al largo consumo esista una bellezza fine a se stessa o se non si sia invece continuamente perseguita la ricerca di un equilibrio tra estetica e funzionalità; intesa, quest’ultima, sia in relazione all’esaurimento di specifiche esigenze avanzate dal consumatore, sia in considerazione dell’incremento delle vendite di un determinato bene, garantito da una sua corretta comunicazione pubblicitaria capace di coinvolgere pubblici diversificati, senza veicolare però messaggi e valori lontani da quelli del prodotto stesso. L’analisi è stata condotta ripercorrendo le diverse correnti di pensiero susseguitesi nel corso del Novecento in merito al ruolo e gli obiettivi del design, con particolare riguardo per quei creativi che hanno ricercato un equilibrio tra la componente estetica e quella funzionale in un’ottica, appunto, di Good Design. Pur non esaustiva, la ricerca ha permesso di individuare alcuni principi comuni per la progettazione di un artefatto di design, che voglia superare le mode e la contingenza del momento per aspirare a una validità universale. Considerato che l’attuale letteratura sull’argomento risulta o troppo spinta sul versante teorico, o fornisce una serie di esempi accostati tra loro senza alcun tentativo di analisi e sintesi, si è ritenuto d’interesse per la comunità dei lettori condensare questi insegnamenti in delle “linee guida del Good Design”, auguriamo utile per i futuri progettisti. Abbiamo infine verificato la validità delle nostre deduzioni applicandole ad un caso concreto: il progetto di packaging restyling per il marchio Fiorital, le cui specifiche e motivazioni vengono adeguatamente illustrate nell’ultimo capitolo del presente studio.

The aim of the discussion was to investigate, historically and from a design point of view, the meaning of Good Design, clarifying the meaning of the wording“functional design” in the field of visual design and packaging, with particular regard to the GDO sector, which the state of the art shows has not so far been the subject of specific attention. Given the centrality of the aesthetic imperative in the present era, it has been considered essential to check whether, as in pure art or high craftsmanship, even in the visual design destined to the high consumption exists a beauty for its own sake or if it is not instead constantly pursued the search for a balance between aesthetics and functionality; understanding, the latter, either in relation to the exhaustion of specific needs put forward by the consumer, or in view of the increase in sales of a given good, guaranteed by its correct advertising communication able to involve diversified audiences, without conveying messages and values far from those of the product itself. The analysis was carried out retracing the different currents of thought that followed during the twentieth century on the role and objectives of design, with particular regard to those creatives who have sought a balance between the aesthetic and the functional components in a good design optics. Although not exhaustive, the research has allowed to identify some common principles for the design of a design artifact, that wants to overcome the fashions and contingency of the moment to aspire to a universal validity. Considering that the current literature on the subject is either too advanced on the theory side or provides a series of examples juxtaposed without any attempt at analysis and synthesis, It was considered of interest to the community of readers to condense these teachings into some “guidelines of the Good Design”, we wish useful for future designers. Finally we have verified the validity of our deductions applying them to a concrete case: the project of packaging restyling for the brand Fiorital, whose specifications and rationale are adequately explained in the last chapter of this study.

La grande lezione della posteristica svizzera in un progetto di mostra virtuale: Swiss Typographic Style 1950-2020

Studente: Lucrezia Carnelos
Titolo tesiLa grande lezione della posteristica svizzera in un progetto di mostra virtuale: Swiss Typographic Style 1950-2020
Docente relatore: Prof.ssa Chiara Marin
Docente controrelatore: Prof. Paolo Schianchi
Presidente commissione di tesi: Prof. Nicolò Cappelletti
Data discussione tesi: 9 gennaio 2020
Laurea Magistrale Internazionale inCreatività e design della comunicazione

La tesi si propone di indagare i risvolti contemporanei dello stile elvetico grafico definito con il lemma Swiss Typographic Style. Solitamente racchiuso nel ventennio che va dal 1950 al 1970, lo Swiss Style ha invece continuato a essere un punto di riferimento nel graphic design, modificandosi e adattandosi alle esigenze comunicative via via succedutesi nel corso dei decenni. L’originalità della tesi sta dunque nel suo porre l’attenzione non solo alla produzione posteristica svizzera contemporanea, che risulta essere il medium più di altri capace di portare avanti gli insegnamenti dello Swiss Style, ma anche nell’evidenziare come questa sia strettamente collegata alle condizioni socioeconomiche del paese. Alla metodologia compilativa si affianca la progettazione di una mostra virtuale atta a mettere in luce tali rapporti, rendendoli materiale conoscitivo per un pubblico non più di nicchia bensì eterogeneo con lo scopo di far comprendere come il graphic design svizzero rifletta sia tendenze internazionali che specificità uniche nel suo genere.

The primary purpose of this thesis is to research and analyze the contemporary outcomes of Swiss Typographic Style. Usually associated with the period from 1950 to 1970, the Swiss Style has instead continued to be a point of reference in graphic design, modifying itself and adapting to current communication needs. The novelty of this thesis is in its ability to focus not only on Swiss poster design as a preferred communication media, but also to show how this is deeply connected with socio-economic status. Aside from the theoretical analysis, the dissertation also presents the project for a virtual exhibition that aims to show how graphic design from Switzerland reflects both international tendencies and specific characters, not only to a particular audience but society at large.